Anche negli ultimi mesi, i media locali hanno descritto, a più riprese, episodi di aggressioni, rapine, violenza domestica, risse e situazioni di degrado tipiche di alcune piazze o quartieri di Busto Arsizio, che hanno riportato alla ribalta della cronaca un tema dominante per la vita della nostra città: quello della sicurezza urbana.
L’argomento è complesso e controverso, perché al cittadino comune mancano gli elementi per comprendere se si tratti di episodi isolati, sostanzialmente fisiologici per un centro abitato di oltre 80mila abitanti, oppure se il problema sia più radicato e derivi da una sovrapposizione di fattori – come la congiuntura economica, l’impoverimento culturale della società o forse un deficit istituzionale nella cura, nella pianificazione e nella gestione città e degli elementi indispensabili alla sua messa in sicurezza – destinati ad avvitarsi su se stessi in una pericolosa escalation.
La famosa teoria delle “broken windows”, infatti, si basa sull’assunto che il disordine e il crimine siano strettamente collegati da un rapporto di causa ed effetto, e usa la metafora della “finestra rotta” che, se non viene riparata, produrrà altre finestre rotte, con un progressivo degrado e un crescente stato di abbandono di quell’area urbana.
La confusione e la preoccupazione dei cittadini, poi, si amplificano quando le vittime di certi fatti di cronaca sono donne, persone anziane, minori e soggetti deboli o diversamente abili. E sull’onda dell’emotività è facile cadere nella retorica di una lettura enfatizzata e schematica, avulsa dal contesto e povera di riferimenti che possano aiutare a capire davvero la complessità del problema.
Il risultato è che si rafforza la percezione soggettiva di una diffusa insicurezza, mentre non vengono considerati con sufficiente risalto gli interventi positivi di contrasto alla criminalità, di riqualificazione urbana e di implementazione delle misure di sicurezza che potrebbero contribuire a infondere maggiore serenità nei cittadini.
Sorge dunque spontanea una domanda: Busto Arsizio è una città sicura per tutti, oppure il vulnus esiste davvero – in particolare per alcune categorie di persone – e occorre, quindi, ammetterlo e cominciare a studiare una strategia di interventi pubblici per porvi rimedio? A queste domande, e a tante altre, abbiamo cercato di dare risposta con l’aiuto del Sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, della psicologa e psicoterapeuta Margherita Branca e della giornalista e responsabile di Informazioneonline.it Marilena Lualdi, moderato come di consueto da Francesco Anfossi, giornalista e caporedattore di Famiglia Cristiana.