Busto 2030: the next generation is you
Da un lato ci sono i giovani, che reclamano spazi in cui divertirsi, eventi aggregativi, musica e spettacoli. Dall’altro abbiamo i residenti, che pretendono quiete e sicurezza, soprattutto dopo il calar del sole.
E Busto Arsizio – quinta città della Lombardia per popolazione; un tempo famosa come “la Manchester d’Italia” per il grande sviluppo industriale conosciuto nel XIX secolo – sembra pendolare inesorabilmente fra queste due posizioni antitetiche, apparentemente incapace di trovare una sintesi intermedia. Anzi, quasi rassegnata a subire l’eterna critica di “città dormitorio”, povera di attrattive – soprattutto notturne – e in perenne sofferenza rispetto alla vicina e ben più vivace Legnano.
Alla richiesta di un cambio di rotta, inoltre, non giova certo l’appellativo di “movida violenta” che certe vie centro si sono guadagnate negli ultimi tempi, a causa delle scorribande di gruppi di minorenni (o da poco maggiorenni) che hanno movimentato le serate bustocche con risse, schiamazzi e atti vandalici.
Non c’è da stupirsi, dunque, se l’idea di immaginare una Busto Arsizio del futuro con un occhio alle esigenze dei giovani incontri una certa resistenza oppure un malcelato timore, quando non addirittura una ferma opposizione.
Tuttavia, ci si dovrebbe domandare se sia nato prima l’uovo o la gallina. Ovvero, se il disagio esistenziale manifestato da ragazzi confusi e senza punti di riferimento, che si sentono esclusi e derubati del proprio futuro, non sia forse l’effetto di una congiuntura economica già difficile, alla quale si sono sommate scelte politiche, sociali e urbanistiche che nel tempo hanno reso la città un luogo “ostile” anziché accogliente; un terreno di scontro con gli altri – presunti privilegiati senza problemi –, anziché di incontro e di confronto con interlocutori più disponibili, aperti ad ascoltare e ad aiutare.
Il tutto reso ancora più esasperato da una pandemia che ha complicato le vite dei giovani meno attrezzati, culturalmente e socialmente.
La città, è innegabile, rappresenta una parte molto importante del mondo che ci circonda. Ed ecco perché bisognerebbe ritrovare lo slancio, o forse il coraggio, per ripensare il tessuto urbano, elaborando un progetto integrato, pianificato step by step, comprensivo di tutti gli elementi indispensabili a creare “una città per giovani”, con aree ricettive dedicate, raggiungibili a piedi o in bicicletta, ben collegate al centro e alle periferie con un sistema di trasporti pubblici, attrezzate con ampi parchi nel verde e non troppo a ridosso dei quartieri abitativi. Insomma, una “cittadella” dello svago, del cinema, del teatro, della musica e della moda: la perfetta sintesi urbanistica fra il bisogno di eventi aggregativi degli uni e di quiete degli altri.
È, questa, una soluzione possibile? E se sì, come andrebbe disegnata la Busto Arsizio del domani? E ancora: da chi, con quali risorse, in quanto tempo? A queste domande, e a tante altre, abbiamo cercato di dare risposta con l’aiuto del sociologo Giovanni Campagnoli, docente universitario allo IusTo di Torino, nonché presidente di Riusiamo l’Italia; Maurizio Carta, architetto e professore di Urbanistica all’Università degli Studi di Palermo e Rudy Collini, presidente Confcommercio Busto Arsizio, moderati come di consueto da Francesco Anfossi, giornalista e caporedattore di Famiglia Cristiana.