La comunicazione politica passata, presente e futura
Per quanto paradossale possa apparire, capita non di rado che una notizia “ufficiale”, cioè proveniente da una fonte autorevole e assolutamente verificata, sia in realtà una fake news. Nell’ambito della comunicazione politica, anzi, è sempre capitato, anche se in passato non si usava il lapidario aggettivo fake, perché per indicare una comunicazione “attendibile”, ma rivelatasi poi non del tutto corretta, propagandistica o addirittura falsa, si preferivano espressioni meno ruvide.
In epoca fascista, per esempio, si usava il termine “velina”, che indicava i comunicati dattiloscritti – su carta velina appunto –, con cui il Regime dettava alla stampa il proprio propagandistico storytelling, sotto il severo controllo del Ministero della Cultura Popolare.
Tramontato il MinCulPop, però, i Partiti trovarono altre vie. Nel 1959, il giornalista Enzo Forcella scrisse un saggio ancora molto attuale, intitolato “Millecinquecento lettori”, che spiegava alcune dinamiche della comunicazione politica tipiche – diremmo oggi – dell’influencer marketing(dove i giornalisti politici più vicini a questa o quella Segreteria godono di indubbi privilegi in cambio di un’informazione da testimonial, più che dogwatch dell’informazione).
In epoca ancor più recente, infine, il dibattito politico italiano ha fatto largo uso delle cosiddette “notizie civetta”, o baloon d’essai, news prive di un reale fondamento, ma fatte circolare ad arte direttamente dai politici per verificare le reazioni dell’opinione pubblica.
Davvero, quindi, la comunicazione politica è cambiata con l’arrivo dei social o si è semplicemente evoluta, trasformando le veline in cinguettii? C’è qualche differenza fra le news costruite ad arte e le fake news vere e proprie? E qual è l’impatto di queste notizie prive di filtri e di fact checking sull’opinione pubblica?
Insomma, se per smascherare le bufale possiamo contare sull’attività dei debunker, qual è l’antidoto contro un’informazione politica non del tutto corretta, propagandistica o addirittura falsa?
A queste domande, e a tante altre, abbiamo cercato di dare risposta con l’aiuto di Giovanni Diamanti, uno dei più autorevoli analisti politici italiani, fondatore e autore di YouTrend, nonché docente di storytelling politico alla Scuola Holden; Luca Pesenti, giornalista, scrittore e docente di Sociologia Generale all’Università Cattolica di Milano e Luca Zambrelli, Global Digital Ecommerce Director per un noto brand di moda italiano, moderato come di consueto da Francesco Anfossi, giornalista e caporedattore di Famiglia Cristiana.