Le fake news sono un pericolo per la corretta comprensione della realtà da parte dell’opinione pubblica? È possibile neutralizzarle e ristabilire un’informazione credibile e autorevole?
Quello delle fake news – ovvero delle notizie false costruite ad arte per sembrare vere, oppure della manipolazione tendenziosa di notizie con un fondo di verità, ma volutamente presentate in modo da confondere le acque –, è un fenomeno che al giorno d’oggi si sta manifestando con una crescita allarmante.
Nemiche della corretta informazione, pilastro indispensabile per fornire al pubblico gli strumenti necessari a comprendere la realtà in modo corretto e consapevole, le fake news devono essere combattute e neutralizzate da una serrata attività di fact checking, cioè di verifica precisa e puntuale delle fonti e della veridicità delle notizie, specialmente quelle che concorrono a formare idee e convinzioni nell’opinione pubblica.
Il ruolo del debunker, ovvero dello “sbufalatore” (“bunk” in inglese significa appunto bufala, fesseria, fandonia), è quindi centrale non soltanto per filtrare le notizie e restituire al pubblico una corretta rappresentazione della realtà, ma anche per contribuire alla creazione di una coscienza collettiva attrezzata per individuare in autonomia le bufale, o almeno per arrivare a sospettare che dietro certe narrazioni vi possa essere una fake news. Per indagare il pericolo delle fake news e con quali strumenti individuarle e renderle inoffensive, abbiamo organizzato un incontro online, nel corso del quale Francesco Anfossi, giornalista e caporedattore di Famiglia Cristiana, ha intervistato David Puente, autorevole debunker italiano nonché giornalista di Open, quotidiano online diretto da Enrico Mentana; Luca Nicotra, responsabile per l’Italia di Avaaz, la più grande comunità online di attivisti civici e MichelangeloColtelli, responsabile di BUTAC (Bufale Un Tanto Al Chilo), uno dei principali siti di debunking italiano.